di Maurizio Felettig & C. s.a.s.

Studio Fisiochinesiterapico

La artrosi dell'anca

  

Care amiche e cari amici, ora Vi parlerò di una delle patologie più diffuse che possono colpire l'apparato locomotore, "l'artrosi dell'anca o coxartrosi".

Prima di tutto parliamo di anatomia. L'anca (An) è una articolazione formata dalla testa del femore, di forma rotonda, e dal cotile, di forma simile ad una semi-sfera dove si alloggia la testa del femore; essa costituisce il collegamento principale tra lo scheletro del tronco, le ossa del bacino e l'arto inferiore. 

cartilagini dellanca articolazione della anca 

Le superfici della testa del femore e dell'acetabolo o cotile, nelle zone in cui le ossa entrano in contatto, sono ricoperte da un tessuto uniforme chiamato "cartilagine articolare". La cartilagine, che a sua volta viene lubrificata da una sostanza chiamata liquido siniviale, ha il compito di proteggere le ossa dallo sfregamento diretto e dai eventuali danni derivanti da urti e/o traumi diretti.

Le cause principali di malattia dell'anca, solitamente, sono dovute all'usura della cartilagine articolare che si potranno presentare per cause diverse; la degenerazione della cartilagine, a sua volta, porterà inevitabilmente alla "artrosi dell'anca o coxartrosi".

articolazione di anca sana e artrosica

In fase iniziale l'usura della cartilagine articolare verrà percepita dal paziente come dolore che, solitamente, insorgerà "sotto carico" cioè quando caricherà il suo peso sull'articolazione, solitamente in posizione in piedi, durante la deambulazione, altro. Se non verranno presi i provvedimenti necessari, il dolore si manifesterà sempre più di frequente al punto che il paziente lo avvertirà anche a riposo.

L'aumento di intensità del dolore, solitamente, è un processo lento, che potrà continuare per anni con gravi conseguenze come la rigidità articolare con conseguente difficoltà della deambulazione, anche per i semplici spostamenti domestici. In questi casi, solitamente, si renderà necessario l'intervento di artroprotesi "parziale o totale". 

 protesi parziele e totale di anca

      protesi parziale                protesi completa

vari tipi di protesi danca

      vari modelli di protesi

L'artroprotesi dell'anca, parziale o totale, e un intervento necessario per la coxartrosi grave. L'intervento, di successo, porta ad un evidente sollievo del dolore e un miglioramento delle funzionalità dell'articolazione protesizzata.

La protesi è una articolazione artificiale composta da uno stelo femorale con una testa (sfera), quando si tratterà di protesi parziale, e una coppa acetabolare o cotiloidea, quando si tratterà di protesi completa.

Solitamente la protesi ha le seguenti caratteristiche. Lo stelo femorale è costituito da metallo (solitamente una lega di titanio o cromo-cobalto), la testa è in ceramica o metallo. L'acetabolo è formato da uno o due pezzi, a secondo che venga cementato (comunemente un unico componente in polietilene) o non cementato (in metallo ed inserto). Nel caso di cotile in metallo, un inserto in ceramica o polietilene si articola sulla testa. Tutti i metalli utilizzati nelle artoprotesi sono altamente bio-compatibili.

Con quasi 70 anni di storia, l'artroprotesi d'anca, è un intervento molto comune e sicuro per il trattamento dell'artrosi grave, ma dobbiamo ricordare che si tratta pur sempre di un intervento chirurgico che verrà eseguito in "anestesia totale", comunque i principali benefici, solitamente, saranno:

  1. riduzione importante del dolore,
  2. recupero della mobilità, almeno parziale, specie nei casi dove l'articolazione si presentava molto compromessa,
  3. miglioramento della qualità di vita.

E' possibile ridurre il rischio dell'artroprotesi?

Elenco alcuni prodotti che vengono utilizzati, solitamente, su pazienti sofferenti di artrosi:

  1. farmaci condro-protettori, l'acido jaluronico è un prodotto che ha un duplice scopo. Il primo è quello di offrire all'articolazione una protezione meccanica considerate le caratteristiche di alta vischiosità del prodotto; il secondo è quello che ha la proprietà di nutrizione della cartilagine. L'acido jaluronico, oltre che per via infiltrativa locale, può essere assimilato per via "orale",
  2. prodotti omeopatici - omeotossicologici, nella terapia dell'"artrosi", a diversa localizzazione, vengono utilizzati prodotti omeopatici composti. Risultati positivi sono stati riscontrati, frutto di una ricerca scientifica di base e clinica, con l'uso del prodotto conforme alla Farmacopea Omeopatica Ufficiale Tedesca. Questi prodotti possono essere utilizzati per via periarticolare, per via infiltrativa articolare, in granuli per via orale o in fiale per via orale o jonoforetica. L'azione è stata quella della riduzione della degenerazione articolare. La conseguente dell'utilizzo di questi prodotti sono state: riduzione della rigidità articolare, riduzione del dolore in condizioni normali e anche in movimento sotto sforzo,
  3. glucosamina fosfato, una novità nella terapia dell'artrosi. E' un prodotto di origine naturale già sperimentato e venduto negli anni 80 da una azienda farmacologica Italiana, e che solo in questi ultimi anni ha avuto il suo "riconoscimento". Pare che si tratti, infatti, dell'unico "farmaco allopatico" fino ad oggi riconosciuto, in grado di rallentare la progressione della degenerazione dell'artrosi, oltre che a ridurre la sensazione di dolore, pur non essendo ne un analgesico ne un antinfiammatorio. Pare che si tratti di una mollecola che inibisce la produzione di fattori infiammatori della cartilagine, ne blocca la sua distruzione e favorisce, infine, la generazione di nuova cartilagine.

Perchè la artroprotesi e indispensabile?

Se la degeberazione dell'articolazione non è dovuta a cause del tipo: post-traumatico, di malformazione, di patologie gravi, di patologie degenerative, gravi altri fattori non meccanici, le responsabilità possono essere:

da parte del paziente,

  1. lavori troppo gravosi,
  2. il sovrappeso,
  3. la vita sedentaria o con scarso movimento,
      1. si è rivolto dal terapeuta troppo tardi,
  4. il non aver seguito o se lo ha fatto lo ha fatto in modo superficiale, i consigli suggeriti dagli esperti: medico di famiglia, specialista, terapeuta, altro, 
  5. paziente ha sempre sottovalutato i rischi a cui andava incontro, non ha mai dato la dovuta importanza, trascurando le sue condizioni fino a raggiungere la degenerazione completa dell'articolazione;

da parte del terapeuta,

  1. potevo sottoporre il paziente a terapia diversa,
  2. ha fatto quello che era nella sua possibilità per evitare l'intervento al paziente,
  3. è stato convincente al fine che il paziente abbia seguito i suoi consigli a domicilio;

da parte del medico di base e dello specialista,

  1. ho seguito e consigliato il paziente in modo opportuno,
  2. lo specialista dove ho inviato il mio paziente aveva l'esperienza del "caso",
  3. le cure consigliate sono state le migliori,
  4. altro.

Ho anticipato prima, queste considerazioni non vogliono nel modo più assoluto essere delle polemiche, ma purtroppo viene a crearsi una situazione "quasi viziosa", che si ripetono sempre allo stesso modo.

Ora facciamo un esempio, ci inventiamo un paziente che chiameremo sig. Mario.

Il sig. Mario ha 70 anni ormai in pensione da quasi 5 anni, faceva il barbiere, non ha mai subito incidenti gravi se non piccoli traumi domestici; in passato ricorda di aver sofferto di dolori al tratto C e L/S che, comunque, non lo hanno mai limitato a continuare la sua attivita sportiva, aveva è ha tutt'ora la passione per la caccia; passione che lo impegna a camminare per ore tutte e volte che decide di uscire nelle riserve con i suo fedele cane. Il sig. Mario aveva circa 63/64 anni quando ha iniziato ad avvertire i primi sintomi di dolori all'anca dx, ricorda che anche l'escursione articolare non era "libera" come l'anca sx, sentiva già che c'erano dei limiti nei movimenti. I referti radiografici all'epoca evidenziavano un inizio di artrosi alla testa del femore; artrosi che con il passare degli anni ha intaccato, inevitabilmente, anche l'acetabolo per arrivare alla situazione attuale.

Se potessimo valutare le condizioni odierne del sig. Mario, sicuramente avremmo un quadro clinico del tipo:

  1. paziente in sovrappeso se non obeso,
  2. catena muscolare dell'arto compormesso ipotonica, di conseguenza insufficente per una corretta stabilità; saranno, sicuramente, compromessi anche i muscoli del bacino e del tronco; non solo, anche la catena muscolare dell'arto sx sarà compromessa,
  3. escursione articolare fortemente ridotta e dolorosa, sarà ridotta anche nell'articolazione sx,
  4. debilitato e astenico; vita sociale compromessa, esce di casa sempre meno, e quelle poche volte con difficoltà. Evita amici e conoscenti, in quanto il paziente, oltre che al dolore, si sente a disagio, per il suo stato fisico,
  5. tutte le volte che si siede, anche se per pochi minuti, la ripartenza risulterà dolorosa e di conseguenza, lenta,
  6. i piccoli lavori domestici, i piccoli spostamenti, il sedersi a tavola per mangiare o per guardare la televisione, il semplice gesto di sedersi nella tazza del water, a causa del dolore e della conseguente rigidità, saranno sempre più compromessi,
  7. a riposo farà fatica a trovare una posizione per sentire meno dolore.

Considerate le condizioni attuali del sig. Mario ci è d'obbligo porgli alcune domande, tipo: 

  1. in questi sei anni che cure ha ricevuto,
  2. che consigli Le hanno dato,

sicuramente ci risponderà così:

  1. mi sono curato con farmaci antindolorifici, antinfiammatori e/o cortisonici,
  2. una volta all'anno, forse, ho ricevuto delle cure fisioterapiche, il classico ciclo terapeutico,
  3. qualche cerrotto e/o pomata,
  4. altro.

Abbiamo detto che i primi episodi di dolore si sono manifestati 5/6 anni fà, per poi arrivare alla situazione odierna. Non uso il termine "sempre" ma " molto spesso" accade che al paziente, non sia stata fatta alcuna forma "preventiva" o se è stata fatta è stata fatta in modo "insufficente", anche perchè si è soliti pensare..."tanto non serve a nulla perchè si arriverà alla protesi ugualmente".

Purtroppo sarà così e il sig. Mario prenderà contatto con l'ortopedico per programmare il ricovero, e programmerà anche tutte le visite preventive per sottoporsi all'intervento.

Scusate se mi ripeto ma questa parte, a mio parere, è fondamentale! 

Abbiamo già avalutato che le condizioni del sig. Mario sono:

  1. in forte sovrappeso,
  2. le catene muscolari, arti e tronco, ipotoniche per i suoi limiti di movimento e/o immobilizzo,
  3. fortemente debilitato se non astenico,
  4. escursioni articolari limitate,
  5. intossicato da tutti i farmaci che fino ad oggi ha preso e che ancora dovrà prendere, non sttovalutiamo che dovrà affrontare anche la anestesia.

Ma allora, viste le condizioni del sig. Mario, prima di ricoverarlo e sottoporlo all'intervento di artroprotesi, non sarebbe meglio addottare alcuni accorgimenti preventivi, anche in previsione del recupero post-operatorio.

L'artroprotesi d'anca non è intervento da poco conto. E' riconosciuto che l'anestesia utilizzata è, come d'altro canto tutte le anestesie, ha le sue controindicazioni e non ultimo è debilitante. Come è già stato detto, il sig. Mario è già fortemente debilitato e intossicato da farmaci, per questi motivi In attesa del ricovero-intervento io consiglierei:

  1. un programma di fisiotechinesiterapia con recupero funzionale di tutte le catene muscolari e delle articolazioni in modo tale che il recupero post operatoria sia il più rapido possibile
  2. sottoporre il paziente a terapia disintossicante, drenando e depurando il suo organismo,
  3. aumentare le sue difese immunitarie con una terapia adeguata.

Prima che il sig. Mario venga sottoposto ad intervento chirurgico si renderanno necessari degli esami per valutare le condizioni del paziente ed assicurarsi che non siano presenti fattori che potrebbero infierire con l'operazione. L'incidenza di infezioni a seguito di una artroprotesi è molto bassa, ma anche una infezione in un punto lontano dalla sede della protesi potrebbe diffondersi attraverso il flusso sanguigno alla nuova anca. Una semplice infezione alla bocca o alla gola, un taglio alla mano, una infezione della pelle o un semplice brufolo, potrebbe causare una infezione alla protesi. E poi ci sono tutti i "germi" da provenienza esterna: personale medico e paramedico, pazienti, visitatori....

Il sig. Mario viene operato. Per la dimissione, solitamente, possono trascorrere 6/7 giorni durante i quali il paziente verrà seguito dai fisioterapisti del reparto per muovere i primi passi con la sua protesi nuova. Anche se un pò "preoccupato" il rientro a casa è sempre ben accolto dal paziente; forse un pò meno per chi lo dovrà assistere, che nel frattempo avrà modificato mezza casa, per accogliere il paziente. Se il paziente vive in un ambiente con determinate caratteristiche, tutto a portata di mano e vuol dire tutto su un piano, l'accoglienza sarà più semplice, diversamente, tutto si complicherà. I familiari saranno costretti di allestire una camera da letto, sperando sempre che ci sia anche un bagno nello stesso piano, al fine di evitare tutti i rischi che comportano il dover trasportare il paziente nei paini superiori tutte le volte che si renderà necessario. A proposito non dimentichiamo che il sig. Mario, oltre a non essere d'aiuto a chi lo assiste, è una persona in sovrappeso. Per la riabilitazione l'A.S.S. locale manderà a domicilio un fisioterapista, per continuare la deambulazione assistitainiziare, una o due volte alla settimana; a meno che il sig. Mario non si possa permettere o un fisioterapista a domicilio o meglio ancora un ricovero in qualche clinica privata, specializzata in riabilitazione.

Sono due strategie da tenere in considerazione, e sono:

  1. la prevenzione... cosa fare?!,
  2. l'artroprotesi, prima dell'intervento... cosa fare?!.

Prevenzione, l'avrei presa in seria considerazione fin dai primi sintomi, invitando il sig. Mario a curarsi con:

  1. prodotti a base sostanze per nutrire la cartilagine e rafforzare la struttura ossea a base di vit. C, D, calcio, zinco, magnesio, cartilagine di squalo, acido jaluronico (in compresse), glucosamina fosfato, altro,
  2. anche se all'epoca il dolore era minimo, avrei ugualmente aiutato il paziente con: artiglio del diavolo, arnica montana, altro,
  3. ai primi sintomi di debilitazione avrei consigliato: spirulina, gin seng, eleuterococco, iperico (solo in caso di depressione) ma forse all'epoca non era necessario,
  4. cicli ripetuti di fisioterapia e riabilitazione, ciclette, piscina, in modo di tenere "tonificati" tutti i muscoli ma specialmente quelli del tronco, del bacino e degli arti inferiori, non solo, di eseguire degli esercizi specifici per l'escursione articolare a domicilio.

Prima dell'intervento, avrei consigliato:

  1. di raggiungere il suo peso ideale,
  2. nel caso in cui il paziente dimostrasse segni di astenia o depressione lo aiuteremo con prodotti a base di: spirulina, gin seng, eleuterococco, iperico, altro,
  3. di seguire un programma fisioterapico e kinesiologico, in modo tale di potenziare i muscoli del tronco, del bacino e degli arti inferiri, ma non solo, sarà necessario potenziare anche i muscoli delle spalle e degli arti superiori, assolutamente necessari in quanto il paziente per la rideucazione e la deambulazione avrà la necessità di utilizzare degli ausili e/o degli appoggi. Sarà molto importante raggiungere una adeguata escursione articolare, con lo scopo principale di raggiungere, nel minor tempo possibile, il recupero post-operatorio. Infine, e per questo non meno importante, sarà indispensabile utilizzare dei prodotti a base di vit. C, astragalo, alghe con lo scopo di aumentare le difese immunitarie, ed utilizzare dei prodotti a base di aloe, linfa di betulla e carciofo, al fine di drenare e depurare il suo oorganismo, intossicato da tutti i farmaci e dalla stessa anestesia.

Sarà inoltre indispensabile insegnare al sig. Mario, ancor prima dell'intervento, le precauzioni da adottare per evitare danni e lussazioni all'anca protesizzata, e cioè:

  1. come salire e scendere dal letto,
  2. come sedersi, evitando sedie profonde,
  3. non accavallare le gambe,
  4. come alzarsi, portarsi il più possibile sul bordo della sedia,
  5. la posizione corretta dell'appoggio dei piedi, durante la deambulazione,
  6. evitare movimenti bruschi, specie in rotazione del busto,
  7. evitare scale e gradini, il fisioterapista lo consiglierà quando sarà il momento
  8. evitare di mantenere la stessa posizione per più di 30 minuti (escluso quando si è a letto),
  9. evitare sedie e divani con sedute troppo basse,
  10. non coricarsi in decubito laterale sull'arto protesizzato,
  11. utilizzare un rialzo per il water e il bidet,
  12. evitare di accovacciarsi per raccogliere un oggetto!!!

Ora! Il sig. Mario sarebbe nelle condizioni migliori per sostenere l'intervento di "artroprotesi"!

intervento di artroprotesi                                      anca artrosica e anca protesizzata

 intervento di protesi allanca 

Sono sicuro che se venissero presi certi accorgimenti il protocollo riabilitativo avrebbe una durata "sicuramente inferiore" con un recupero "decisamente in tempi minori"; non solo in tutti questi anni, a questo punto saranno diventati 8, si avrebbe risparmiato un sacco "di soldi e di energie"! Ma purroppo io mi sento un "illuso", perchè ormai sono anni che sostengo queste tesi, mentre Voi spero di non "averVi presi per il naso"!

Alcune osservazioni dei rischi e le complicanze di un intervento di protesi d'anca:

  1. si possono verificare l'usura dei metalli,
  2. lussazione della protesi,
  3. infezione,
  4. danni vascolari,
  5. danni neurologici,
  6. eccessiva perdita di sangue,
  7. frattura,
  8. trombosi venosa profonda,
  9. dismetrie,
  10. ossificazioni,
  11. dolore,
  12. frattura del collo del femore,
  13. complicanze, a volte gravi, causate dall'anestesia.

A prosito di intervento di artroprotesi, Vi voglio parlare di una tecnica, la tecnica AMIS

La tecnica AMIS è una tecnica "mini invasiva". Il chirurgo-ortopedico può accedere all'articolazione dell'anca attraverso diverse vie di accesso, seguendo una tecnica chirurgica "convenzionale" o una Chirurgia Minimamente Invasiva (MIS), Trattasi di una vera Chirurgia Mini Invasiva è caratterizzata dalla preservazione di muscoli, tendini, legamenti, nervi, altro; associata ad una ridota incisione cutanea. L'AMIS risulta fondamentale per un rapido recupero post-operatorio.

L'AMIS può potenzialmente assicurare i seguenti risultati:

  1. diminuzione del dolore post-operatorio rispetto alle tecniche chirurgiche convenzionali, l'approccio AMIS può ridurre il dolore post-operatorio poichè i muscoli non vengono sezionati o in minima parte,
  2. riabilitazione in tempi brevi sulla base della condizione post-operatoria del paziente, la riabilitazione potrà iniziare anche il giorno stesso dellla operazione. Se consentito dal chirurgo-ortopedico potrete iniziare immediatamente a stare in piedi e muovere i primi passi con la articolazione nuova, naturalmente con adeguati ausili che il fiosioterapista riterrà più opportuni.
  3. ridotta permanenza in ospedale, con questa tecnica si riduce significativamente il soggiorno ospedaliero,
  4. cicatrice cutanea ridotta, l'incisione cutanea è spesso meno invasiva di quella convenzionale,
  5. precoce ripresa delle atttività quotidiane, grazie a questa tecnica il ritorno alle attività quotidiane è più rapido,
  6. minor perdita di sangue, la preservazione del tessuto muscolare e dei vasi riduce sensibilmente la perdita di sangue. Le trasfusioni sono rare e la formazione di coauguli alle gambe (trombosi venosa profonda) è sensibilmente ridotta,
  7. riduzione dei rischi di dislocazione della testa femorale dal cotile, grazie a questa tecnica, la preservazione del tessuto muscolare, migliora significativamente la stabilità articolare dell'anca protesizzata. Il rischio di dislocazione (separazione della testa femorale dal cotile) è minima e le limitazioni di movimento post-operatorie, solitamente prescritte a seguito delle tecniche convenzionali, non sono necessarie. Il rischio "dislocazione" è ridotto in quanto l'approccio anteriore si effettua nella parte anteriore dell'articolazione dell'anca, mentre la dislocazione è principalmente correlata a danni delle strutture posteriore dell'articolazione.
  8. prevenzione della zoppia, come si è già detto questa tecnica protegge il tessuto muscolare, i vasi sanguigni, i tendini e i nervi, altro,  che si incontrano durante l'accesso all'articolazione. Minimizzare il danno, dei tessuti prima elencati, solitamente riduce sensibilmente la zoppia.

Grazie di avermi letto, a Vostra disposizione per chiarimenti e/o consigli.